L’Italia e gli oriundi, quei calciatori cioè nati in un altro Paese ma eleggibili per la maglia azzurra della Nazionale, una storia che ha radici centenari e che nel 2015, epoca della famosa globalizzazione, fa ancora discutere nel Belpaese; le ultime convocazioni del commissario tecnico Antonio Conte, che per gli impegni contro Bulgaria e Inghilterra ha chiamato per la prima volta il brasiliano Eder e l’argentino Vazquez (per entrambi origini venete), hanno fatto storcere più di un naso, ultimo quello dell’allenatore interista Roberto Mancini che proprio oggi ha dichiarato: “In azzurro credo che dovrebbe andare solo chi è nato in Italia“.
Dai noti Altafini e Sivori negli anni ’60, ai più recenti “naturalizzati“, una lista che si sta allungando e non di poco: nel nuovo millennio il primo ad aprire la via è stato Camoranesi, addirittura campione del mondo nel 2006, ma dopo di lui sono arrivati Schelotto, Thiago Motta, Amauri, Ledesma, Osvaldo, Paletta, Romulo. La Germania è infarcita di giocatori dal doppio passaporto (il recordman Klose è nato ad Opole, Polonia), la Spagna non ha esitato a far suo il brasiliano Diego Costa, negli scorsi Mondiali tra i convocati delle 32 selezioni c’erano 83 oriundi e dunque Conte spedisce al mittente polemiche, brusii e qualsivoglia campanilismo nazionale:
“Non sono il primo ad averne convocati e non sarò l’ultimo a convocarli. In passato altri ne hanno fatto parte, penso a Camoranesi, Ledesma, Paletta, Thiago Motta, Amauri e Romulo. All’ultimo Mondiale c’erano 83 oriundi. Queste sono le regole, questo è il calcio. Le polemiche si possono sempre fare, io le rispetto ma non ho fatto niente di strano rispetto al passato. Li avrei visti volentieri negli stage, avrei avuto le idee più chiare, ma li ho voluti premiare e in questi giorni li valuterò. Polemiche? Va bene così, c’è chi è d’accordo e chi no ma in tutti i paesi è così”.
Oggi il ct degli azzurri ha parlato nella consueta conferenza stampa di presentazione della dieci giorni di lavoro a Coverciano, l’ex tecnico di Siena e Juve ha poi approfondito la questione parlando degli ultimi arrivati, appunto Vazquez e Eder:
“Mi ero già espresso su Vazquez, che a differenza di Dybala aveva detto subito di sentire il fatto di essere italiano. Alcuni non hanno provato a vestire la maglia azzurra, ma io non ho mai forzato nessuno. E’ una cosa che ognuno si deve sentire dentro, non deve essere un ripiego. Vazquez e Eder stanno facendo benissimo, li voglio testare e valutare per capire se possono fare al caso nostro. La Nazionale è per i migliori e ci devono arrivare i migliori”.
Poi ha potuto parlare dei singoli, i nomi più “caldi” circa cui hanno rivolto lui delle domande sono quelli noti:
“So cosa aspettarmi da Barzagli, l’ho avuto per 3 anni. Andrea si allena da più di un mese, se non giocava era esclusivamente per scelta tecnica. Ha fatto 3 gare in una settimana, vuol dire che sta bene. E’ un ottimo professionista e uno dei migliori difensori italiani. Cerci? Vive una situazione che inizia a farci porre delle domande. Ha qualità teniche e io ci credo ma sta giocando poco. Finché mi darà delle garanzie farà parte di questo gruppo, quando viene chiamato mi auguro che possa ancora dare il suo contributo. Valdifiori? Quello è un ruolo in cui siamo coperti. Penso ad esempio a Montolivo. Ha fatto una lunga gavetta e merita di essere qua. L’ho visto in B e lo volevo con me, sono curioso di vedere come si comporta”.
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